Brossura | pp. 480 | collana PASSI
Traduzione dal romeno Anita
Natascia Bernacchia
Tutto ha inizio nella piccola città di Focşani, in una strada armena, tra i
vapori del caffè, gli aromi della cantina di nonna Arshaluys, i libri antichi e
le fotografie appartenute a nonno Garabet. Il piccolo Varujan guarda un mondo
colorato dallo sguardo dell'infanzia e ascolta le conversazioni e le storie
favolose di alcuni vecchi armeni che, per parlare liberamente, si nascondono in
una cripta.
Prende vita così, in un'atmosfera già densa di presagi, uno straordinario
romanzo, una vera e propria epopea nella quale partecipando ai destini dei
personaggi, alle guerre, ai viaggi, alle fughe, alle avventure, agli amori, alle
vite che si compiono nella fine, si segue passo dopo passo, con continui salti
di tempo e di spazio, l'intera storia del Novecento, il destino umano e in
particolare quello del popolo armeno, del suo genocidio e della sua diaspora.
Un romanzo fuori dal comune, dall'ampiezza di respiro inusuale, popolato da
personaggi indimenticabili e che è allo stesso tempo narrazione personale, libro
identitario per il popolo armeno e tributo a tutti coloro che hanno subìto la
Storia.
Pubblicato nel 2009, Il libro dei sussurri ha ottenuto sin da subito uno
straordinario successo di critica, tanto da essere considerato uno dei
capolavori della letteratura romena post-comunista e da essere insignito del
premio "Libro dell'anno". Non da meno è stato poi l'apprezzamento dei lettori
che l'hanno trasformato nel maggior successo editoriale degli ultimi dieci anni.
Attualmente il romanzo è in fase di traduzione in numerose lingue.
Varujan Vosganian
è nato nel 1958 a Craiova da una famiglia di origine armena emigrata in
Romania dall'antico Impero ottomano dopo il genocidio contro gli armeni del
1915. Personalità complessa, Vosganian è scrittore, politico, economista,
matematico, professore universitario. È stato Ministro dell'Economia e delle
Finanze, è presidente dell'Unione degli Armeni di Romania e primo vicepresidente
dell'Unione degli Scrittori di Romania.
Tra il 2006 e il 2008 è stato Ministro dell'Economia e del Commercio e,
attualmente, è membro del Parlamento come senatore. Tra le sue opere si
annoverano tre volumi di poesia Lo sciamano blu (1994), Il bianco occhio della
regina (2001), Gesù dalle mille braccia (2004) e la raccolta di racconti La
statua del Comandante (1994) che ha ricevuto il Premio dell'Associazione degli
Scrittori di Bucarest.
PREMI E RICONOSCIMENTI
Il romanzo Il libro dei sussurri, in fase di traduzione in numerose lingue, lo
ha consacrato come scrittore sia per il successo di critica e vendite in
libreria sia per l'interesse suscitato sul piano internazionale.
E' il libro romeno più
venduto degli ultimi dieci anni.
Numerosi sono i riconoscimenti concessi al romanzo e all'autore tra cui il
Premio Libro dell'anno (2009) della rivista «România literară», il Premio "Mihail
Sadoveanu" per la prosa della rivista «Viaţa Românească» (2009), il Premio per
la prosa e il Premio dei lettori della rivista «Observatorul Cultural» (2009),
il Premio della rivista «Convorbiri literare» (2010), il Premio BestSeller della
Fiera del Libro "Librex" di Iași
(2010) e il Premio per la prosa della rivista spagnola «Niram Art» (2010).
"Il
libro dei sussurri
non è un libro di memorie, poiché gli eventi rimemorati nelle sue
pagine non sono i miei ricordi. Direi che è piuttosto la biografia del XX secolo
narrata dacoloro che l'hanno
vissuta. Nel
Libro dei sussurri
ritroviamo tutte le malattie di quel secolo: le guerre mondiali, il
genocidio, il totalitarismo, l'esodo e la ricerca vana di sé. Il secolo XX ha
inventato la morte non quantificabile e le fosse comuni. Si tratta prima di
tutto della tragedia del popolo
armeno, ma anche della tragedia del popolo romeno, di tutti coloro che hanno
subito la storia, invece di viverla. Tutti i personaggi sono reali, gli
accadimenti che hanno vissuto sono reali e proprio per questo
Il libro dei
sussurri
appare così inverosimile, proprio perché è reale. Non mi sarei
arrischiato a scrivere di tutto
questo, se nonvi
fosse stato un fondo di
spietata realtà."
Varujan Vosganian
LA STAMPA
VARUJAN VOSGANIAN, Il libro dei sussurri, pp. 480, Rovereto, KELLER
«Un romanzo straordinario sul primo dei genocidi del XX secolo» ŞTEFAN AGOPIAN
«Che trama squisita intessuta di serenità e inquietudine» EL PAÍS
«Un romanzo con migliaia, centinaia di migliaia di personaggi, con più o meno un
milione e mezzo di vivi e altrettanti morti (sterminati)
parrebbe impossibile, o come minimo una contraddizione in termini, e tuttavia
esiste: Il libro dei sussurri» LETRAS LIBRES
«La bellezza delle storie è affascinante» BABELIA
«Magnifico narratore europeo» LA VANGUARDIA
«Questo è uno dei migliori libri pubblicati nel nostro paese (Spagna) negli
ultimi anni, senza alcuna esagerazione» LA ESFERA CULTURAL
Per approfondire:
tratto
da firiweb.wordpress.com:
La letteratura romena
al Salone del Libro di Torino 2011 di Maria Luisa Lombardo e Anita Bernacchia,
FIRI ( forum degli intellettuali romeni d'Italia)
FIRI:
Perché Il libro dei sussurri è un romanzo sui
vinti che hanno fatto la storia, per citare le parole di nonno Garabet, uno
degli eroi del romanzo?
Varujan Vosganian: Per soffrire davvero, bisogna avere molta forza. Questo è uno
dei diritti fondamentali dell'essere umano, non tutelato purtroppo da nessuna
Costituzione, un diritto di cui finora solo la cultura si è fatta fervida
sostenitrice: il diritto alla sofferenza. Sancire questo diritto non vuol dire
far soffrire gli uomini, al contrario, vuol dire accettare il fatto che ogni
uomo, ogni popolo ha i suoi simboli, i suoi punti di riferimento, i suoi valori,
i suoi dolori, e di conseguenza le sue ferite non ancora rimarginate, che
meritano il nostro rispetto. E' questo il senso delle parole con cui mio nonno,
non io, comincia a scrivere Il libro dei sussurri: "Noi non ci distinguiamo per
ciò che siamo, ma per i morti che ognuno di noi piange". Ecco perché il romanzo
non finisce con l'ultima pagina, ma continuerà a esistere fin quando esisterà la
paura, fin quando per una lacrima si verserà tanto sangue quanto ne è stato
versato, un tempo, per un secolo di guerra. E' un libro che parla degli armeni,
ma anche dei romeni e di altri popoli. E' un libro sul XX secolo, le sue guerre
mondiali, i suoi massacri, le fosse comuni, le sue ideologie e i suoi soprusi.
Ma non solo. Ogni luogo, ogni tempo, ogni popolo, come dicevo, ha un suo Libro
dei sussurri. Un libro che è vita vissuta, e che attende solo di essere
raccontato.
A un certo punto, il
narratore dice chiaramente: "Di coloro che soffrono è impossibile raccontare".
Tuttavia, lei si è trasformato in una cassa di risonanza e ha deciso di farlo.
Come si riflette la loro sofferenza in lei, come scrittore e come persona?
I miei nonni non mi hanno inculcato il sentimento dell'odio. In realtà non mi
hanno raccontato nulla di quanto è loro accaduto, forse proprio per questo
motivo. Le storie che riporto nel libro le ho apprese da altri. Il genocidio
degli anni 1895-1922 è un trauma collettivo del popolo armeno. Non c'è quasi una
sola famiglia che non abbia avuto dei parenti uccisi in quegli anni. Ignorare il
genocidio vuol dire comprendere poco o nulla di quanto ci è accaduto dopo quegli
eventi. Così è anche nel Libro dei sussurri. Ma, di nuovo, questo libro ci
insegna a parlare di quegli accadimenti senza provare sentimenti d'odio.
Quale parte del romanzo
le ha richiesto l'impegno maggiore?
Quella in cui parlo dei sette cerchi della morte, i convogli sospinti verso il
deserto della Mesopotamia. Poiché si tratta di fatti di un'atrocità indicibile,
ho dovuto documentarmi con assiduità, perché nessuno mi accusasse di inventarmi
alcunché. Ne è emerso che la realtà non può essere superata dalla finzione, dato
che certe cose non avrei osato neppure immaginarle. Poi, scrivendo, ho dovuto
reprimere le mie emozioni, benché non ho potuto fare a meno di scrivere, da
qualche parte, che mi sentivo anch'io come uno degli infelici entrati nei
convogli della morte. Scrivere con tale sobrietà a proposito di vicende così
crudeli, specie quando sono accadute al tuo popolo, è come percorrere lunghe
distanze correndo in punta di piedi. Un altro impegno non da poco è stato
scrivere l'ultimo capitolo, che affronta la morte di mio nonno Garabet. E' il
primo morto che io abbia mai visto. Mi ha insegnato tante cose, persino che
cos'è la morte, ha voluto essere il primo a mostrarmela.
Come è stato accolto il
messaggio de Il libro dei sussurri sulla scena internazionale?
La versione spagnola, El libro de los susurros, è stata molto elogiata dalla
critica. Secondo i nostri rappresentanti presso l'Istituto Culturale Romeno,
nessuna opera romena tradotta ha mai avuto così tanta stampa, finora. Io stesso,
durante la tournée di presentazioni in Spagna, sono rimasto colpito da come la
critica e il pubblico spagnolo hanno recepito il messaggio del libro. In Italia
il romanzo uscirà in autunno, ma poiché Anita Natascia Bernacchia ha già
ultimato la traduzione, il libro ha già i suoi lettori. Uno di questi è,
naturalmente, l'editore Roberto Keller, il quale punta molto sul successo
italiano del romanzo. Un altro lettore, del quale sono particolarmente onorato,
è il professor Baykar Sivazlyian, presidente dell'Unione degli Armeni d'Italia,
che ha presentato il romanzo in anteprima al Salone del Libro di Torino.
Sivazlyian ha detto una cosa che reputo essenziale: Il libro dei sussurri, al di
là del suo valore letterario, non è un pamphlet, non intende formulare verdetti,
non vuole suscitare rancori o sentimenti violenti. Il lettore è colui che
deciderà in che modo deve essere analizzata e assimilata la storia. |