Tra
i tanti massacri e genocidi che tristemente si sono succeduti nel secolo appena
concluso, quello del popolo armeno ha forse avuto un risvolto drammatico in più:
è stato negato, cancellato, coperto dal l’oblio. Negli ultimi anni, però,
coloro che sono sopravvissuti, i loro figli o i loro nipoti, hanno iniziato un
importante, faticoso e dolorosissimo lavoro di scavo per portare alla luce la
memoria della tragedia.
Janine Altounian, una delle più importanti studiose francesi di psicoanalisi e
traduttrice di Freud, figlia di genitori sopravvissuti al genocidio del
1915, a
questo lavoro ha dedicato un’intera vita. Uno dei primi passi nella direzione
del recupero della memoria del genocidio è stato il ritrovamento del diario che
il padre scrisse nel 1921, subito dopo il suo arrivo in Francia, raccontando gli
avvenimenti vissuti nel momento della deportazione.
Si è trattato per la Altounian di una vera e propria scoperta, perché fino ad
allora, pur essendo a conoscenza del l’esi stenza di quel documento, non aveva
avuto il coraggio di leggerlo. Il diario, qui pubblicato per la prima volta in
traduzione italiana, testimonia quan to la riflessione storica sul dramma
vissuto dal popolo armeno sia in questo caso connessa in maniera strut turale
con l’e spe rienza vissuta e con il lavoro di elaborazione su di essa svolto.
La necessità di sopravvivere, come già per i genitori sfuggiti al genocidio,
è alla base della ricerca e del lavoro di scrittura di Janine Altounian: dare
voce a un mutismo traumatico e iscriverne «da qual che parte» la memoria,
nella consapevolezza che solo attraverso il difficile pro cesso del ricordare è
possibile dimenticare, elaborare il lutto, rinascere dal dolore.
Sulle pagine del diario di Vahram e sulle riflessioni della figlia si interroga
in chiusura del volume una delle massime psicoanaliste italiane, Manuela Fraire,
che riprendendo il filo del lavoro di Janine Altounian, di cui è interlocutrice
privilegiata, sottolinea come in esso sia centrale non tanto la ricostruzione
quanto una costruzione di senso inedita delle vicende personali e familiari.
Solo ciò che ha trovato un suo spazio nella scrittura può essere rimosso,
mentre il trauma che non trova rappresentazione continua a contaminare
l’esperienza umana.
Janine Altounian, intellettuale, studiosa di psicoanalisi e traduttrice, è
responsabile della supervisione alla traduzione delle opere complete di Sigmund
Freud in francese.
Vahram Altounian, nato a Bursa, in Turchia, nel 1915 viene deportato.
Manuela
Fraire, Janine e Vahram ALTOUNIAN
"Ricordare
per dimenticare-
Il
genocidio armeno nel diario di un padre e nella memoria di una figlia",
Saggine
- 2007 € 11.50
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